Tutte le nostre attività sono volte a fronteggiare una “emergenza sociale”, viste le situazioni di disagio, emarginazione, povertà, degrado ambientale e socio-culturale riscontrabili sul territorio di Bari e provincia. L’attività relativa ai bambini HIV+, deve rappresentare una possibilità utile d’intervento socio-sanitaria integrata. Gli ospedali di riferimento pediatrico, devono collaborare con le Associazioni di Volontariato e viceversa, oltre all’intervento dei consultori; dei SERT; dei Servizi Sociali. Il primo punto, importante e di partenza per un servizio a favore dei bambini HIV+, è la conoscenza della famiglia in cui i minori vivono; i bisogni del nucleo e l’attivazione dei servizi esistenti sul territorio. Famiglia, Ospedale, Medico di base, Scuola, Centri Sociali e Parrocchiali, vicinato (relazioni amicali), Associazioni di volontariato, Strutture pubbliche: esse sono e devono essere le realtà preposte ad un lavoro di équipe, teso al miglioramento e/o al mantenimento di una qualità di vita che sia corrispondente alle esigenze del bambino. La varietà di situazioni, in cui il minore si trova a vivere, qui di seguito elencate, richiedono interventi diversificati: – Bambino HIV+ con genitori HIV+ e/o in Aids, a cui viene prestata molta o poca attenzione. – Bambino HIV+ con un solo genitore HIV+ e/o in Aids. In entrambi i casi su segnalati può esserci un sostegno familiare, come può mancare. – Bambino HIV+ con Nonni e/o Zii. – Bambino HIV+ con famiglia affidataria o adottiva. – Bambino HIV+ con genitore/i tossicodipendenti. – Bambino HIV+ con genitore/i detenuti. Questi bambini, siano essi sieropositivi, che in Aids, dovranno affrontare le problematiche relative alla malattia propria e/o dei genitori, la tossicodipendenza e/o la detenzione di questi ultimi. Dovranno relazionarsi ad altri bambini, per cui diventa importante un programma mirato di socializzazione scolastica ed extrascolastica. Bisogna limitare: l’ospedalizzazione e l’allontanamento dai genitori, con l’attivazione dell’Assistenza domiciliare, sia essa ospedaliera, che sociale e con la creazione di Case-alloggio specifiche per tali ospiti e, dove sia possibile, creare uno spazio per tutto il nucleo familiare del bambino. La politica sociale, oggi, deve muoversi verso interventi dove non si lavora a compartimenti stagni, ma, dove, le varie realtà, diano risposte concrete in una unità d’intenti; dove il singolo non venga abbandonato a se stesso, ma abbia risposte tali, da rendergli la vita, seppur aggravata da disagi, alleggerita da problemi che hanno soluzioni ed abbisognano di solidarietà, lavoro comune strutturato secondo quanto prevede, non solo la legge 135/90, ma la nostra Costituzione, affinché, tutti i cittadini, abbiano pari dignità. La “Carta dei Diritti del Bambino HIV+” è chiara su questo punto, e, chi si prende cura ed ha la responsabilità – tutti gli adulti – dei minori, ha il dovere di farla rispettare! Le Associazioni di volontariato devono stimolare, gli Enti e le Strutture, ad attività in favore dei minori HIV+, senza creare ghetti pubblici, inserendoli in gruppi socializzanti già costituiti, o, promuovendo punti di aggregazione dove, qualsiasi bambino, con qualsiasi problema, sia esso fisico che psicologico, possa essere inserito. Per poter fare ciò, bisogna, soprattutto, informare la rete sociale che gravita attorno ai bambini: – Parrocchia, vicinato, parenti, amici (dibattiti, incontri di quartiere, riunioni condominiali e familiari, banchetti informativi). – Scuola materna, elementare, media, Associazioni sportive e culturali, Consultori e Servizi Sociali (Corsi di formazione, seminari, spettacoli teatrali e musicali mirati all’informazione). Un buon lavoro di formazione-informazione è la base per raggiungere l’obiettivo finale: il bambino HIV+ ha gli stessi diritti di tutti gli altri bambini; il sostegno deve essere corrispondente alla situazione precaria in cui vive. Inoltre, in questo contesto, è importante tener conto anche dei bambini sieronegativi figli di persone sieropositive. Il bambino sieronegativo, che si trova ad affrontare la problematica Aids, perché ha avuto, o ha, un genitore, o entrambi, sieropositivi e/o in Aids, oppure deceduti per tale patologia, si trova, molto spesso, di fronte alle stesse difficoltà socio-economiche e psicologiche del bambino sieropositivo. Pertanto, valgono le stesse considerazioni descritte per il minore HIV+. Certamente, non avere problemi di ordine sanitario, è ovvio, che li pone in una posizione migliore. Il bambino HIV-, però, vive, o può vivere, la discriminazione, il disagio economico, l’abbandono, la solitudine, la malattia, la morte. Per affrontare e sostenere un bambino in una condizione di disagio è importante tenere ben presente che esso è una parte integrante di un nucleo, sia esso costituito da una sola o da più persone. A questo punto, le Associazioni hanno il compito di sostenere il minore e migliorarne le condizioni di vita.
Dr.ssa Angela CALLUSO
Aiutare un bambino sieropositivo: cosa fare?
- 4 Gennaio 2012
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